8.23.2010

fotografie

fotografare per guardare gli altri, mi faccio i cazzi vostri. con sempre minore la voglia di vedere me stesso e sempre più voglia di guardare il mio punto di vista su di voi, sempre meno voglia di guardare il vostro punto di vista sulle cose che ho perso, sempre più la voglia di starmene in disparte a farmi brillare gli occhi con un telecomandino universale della thompson. questa è la mia vita da giornalista, vi preparo i pacchetti, vi allaccio i fiocchi e perdo i sensi, verrà un altro tempo. oggi vi corro al fianco, spio i vostri sorrisi di frutta. oggi sono contento di starvi accanto



8.01.2010

i popoli della libertà emotiva

Se io fossi un grandissimo fan del carcere, mi potrei sentire autorizzato ad ucciderti?

Tutto nasce dal fatto che una persona dice all’altra persona che con il suo comportamento l’ha delusa. Il comportamento riguarda una piccolezza legata ad alcune relazioni intrecciate dalla persona 2 con altre persone (comportamenti ritenuti legittimi da parte di quasi tutte le persone interpellate, eccetto la persona 1). La persona 1 fa capire alla persona 2 la propria delusione anche attraverso atteggiamenti spesso ostili, reiterati nel tempo, difficilmente accettabili dalla persona 2. La persona 2, dunque, la taccia di moralismo.

Da ciò, si può dedurre che la persona 2, alla domanda iniziale “Se io fossi un grandissimo fan del carcere, mi potrei sentire autorizzato ad ucciderti?” risponderebbe: “Sì, potresti sentirti autorizzato ad uccidermi”. Perché, in questo modo (e solo in questo modo) impedirebbe ai suoi interlocutori di tacciarla di moralismo- dato che ad impedire alle persone di uccidere altre persone per puro piacere non è che un filtro morale (acquisito, dunque relativo) oppure, in alternativa, la paura delle conseguenze (ad ogni modo esclusa dalla domanda stessa).

Se la persona 2, come probabile, rispondesse invece alla domanda iniziale “assolutamente no”, ammetterebbe automaticamente la presenza forte di una morale nel proprio sistema di pensiero, e sarebbe dunque tacciabile di moralismo. A questo punto, probabilmente, si giustificherebbe affermando che “ci sono dei limiti, e c’è una bella differenza tra il mio problema iniziale con la persona 1 e l’omicidio”, e inizierebbe a mettere una serie di paletti intorno ai concetti di bene e male, di giusto e sbagliato, di grave e innocuo, tracciando conseguentemente dei confini.

E che cos’è quella cosa che definisce i confini e stabilisce le priorità delle azioni umane che inizia con M e finisce con E? (6lettere)
Esatto, proprio lei.

PRIMA CHE SIA TROPPO TARDI
Ribattere con un “ma tu non sei fan del carcere, chi può mai essere fan del carcere?” oppure “ma qui sei tu che agisci contro di me, non io che offendo” oltre che essere pretestuoso e fuori luogo, significa che non si ha messo bene a fuoco la questione. Tenetelo presente.

CONCLUSIONI OVVERO “TUTTI I PESCI VENNERO A GALLA” (molto sinteticamente)
La persona 1 rimane delusa, non riesce per ora ad eludere il proprio moralismo.
La persona 2 dipingendo la persona 1 come moralista (dove la parola “moralista” assume una concezione negativa) semplicemente nega provvisoriamente il proprio irrinunciabile moralismo, per convenienza, per poi riprenderlo saldamente in mano ogniqualvolta si troverà nella condizione di dover subire la “libertà” di altri.

[A volte basterebbe cercare di comprendere la conformazione e la consistenza della morale altrui, così che le incomprensioni non si autoalimentino finendo poi per rendere il bilocale del rapporto un monolocale impossibile da condividere.]

ARRINGA FINALE
Sì, la morale è relativa, ma è per noi irrinunciabile. Come la testa per il resto dell’organismo. Il relativista scemo (così come l’estremista intellettuale col pelo sullo stomaco: raro), alla domanda iniziale, risponde “Sì” senza remore. Il relativista meno scemo, alla domanda iniziale, risponde “Sì” per conto del relativista scemo e “No” per conto della propria coscienza pubblica, per conto del suo essere consciamente parte di una rete di relazioni tra persone alle quali bisogna, in qualche modo, rendere conto.

Le persone, senza moralismo, non avrebbero diritto di critica, non avrebbero diritto di piangere le ingiustizie, di rivendicare libertà, non potrebbero giudicare, né essere profondamente antiberlusconiane.

Ringrazio il correttore automatico del computer che, stoicamente, non sottolinea la parola “antiberlusconiane”.