9.30.2008

herman dune. svizzera





il "gruppo preferito" della mia cosiddetta post adolescenza. ascolto tante cosette così, ma loro vincono sinceramente. vincono, credo. quindi alan non essere molesto. è una questione affettiva.

9.16.2008

emokids

Nel mondo della musica le generazioni di giovani drogati e non, si sono sempre susseguite e diffuse (così sembra) rispecchiando la calligrafia delle società di appartenenza. Il contesto storico e culturale ha sempre influenzato i modi di aggregazione dei gruppi e delle sottoculture, in ambito pop. Gli stereotipi con i quali cerco di comporre il mio apparato teorico sono imbarazzanti.

A partire dagli anni sessanta, l’occidente più industrializzato ha visto allevare, promuovere e giustificare l’individualismo come semplice ed essenziale strategia di controllo sociale. Ciò è avvenuto attraverso libere, liberissime politiche liberali e liberiste (nonché grazie alla presenza di regimi militari in un “altrove” indispensabile per la coscienza di adam smith).
Dagli anni sessanta in poi, le generazioni si sono viste assimilare a questa tendenza (con buona pace di devendra banhart e del suo collettivo freak-oriented).

Abbiamo visto pop star promuovere la condivisione di organi sessuali, allucinogeni, banalità e genialità in un momento storico che non faceva differenza. Persone che in qualche modo credevano nella cooperazione e nell’importanza di avere un’opinione, esercitando la democrazia nella sua forma più consapevolmente partecipativa. Qualcuno forse pensò di ridefinire il concetto di conformismo.
Poi le cose andarono diversamente.

Il punk si schierò apertamente contro. Nauseato.
Morì nel giro di due anni perché strabico.
La tatcher sorrise, mentre i clash circumnavigavano l’inghilterra guardando i fans e il basso contemporaneamente.

L’ignoranza tecnica promossa dal punk è il sale del neocapitalismo. Bassi costi e bassa qualità in un un mare di spot pubblicitari. Iniziammo a perdere quattro decimi dall’occhio sinistro.

Odio i due punti.
(amo le parentesi).

L’idea del punk eppure rimase impigliata da qualche parte, negli anni successivi. Tutta la musica più o meno indipendente degli anni ottanta e novanta se ne riempì le tasche.
L’elettro “dance” pop faceva ballare un pubblico disinteressato. Io ci nacqui in mezzo, agli anni ottanta. Per esempio.
La musica creativa rimase incastrata nello sporco dei solchi, tra le mattonelle di un cesso pubblico. Molti se la dimenticarono.

Cadde il muro a berlino, e tutti pensarono che fosse una cosa fantastica.
-è caduto il muro di berlino!-
-fico. andiamo a berlino est a vedere come disegnano gli omini dei semafori?-
Essere liberi, e finalmente incapaci di giudicare.

Gli anni novanta, gli anni novanta.
Prima di corona.

Cobain fu un punk annoiato, a vent’anni.
Venne frainteso, naturalmente. Un’intera generazione di disadattati pretese di riconoscersi in lui. Pretese di riuscire a vedere riflesso il proprio disagio nella sua anoressia.
Ognuno assomigliava fisicamente a kurt cobain. Lombroso rivendicò uno spazio nel sussidiario e in alcuni saggi di storia contemporanea. L’osservatore romano gli diede la prima pagina.
Incarnando lui stesso un “movimento”, cobain cadde vittima di qualche scompenso.
Non riuscì mai a morire di overdose.

Il grunge nel frattempo non riuscì mai ad essere un movimento, nonostante la buona volontà di piero chiambretti. Ad ogni modo riuscì a promuovere le parole “vuoto” e “disperazione”. E le magliette strette con le righe orizzontali.
Vennero accostati ad esso caratteri quali l’introspezione e la nostalgia per l’eroina degli anni settanta.
Cobain esausto si sparò in bocca con un fucile.

Gli anni zero, illuminati dalle luci della centrale elettrica, si spensero.
Oggi possiamo vantare una vasta schiera di emokids con lo schiaffo.
?

Quelli che si tagliano.

Possiamo finalmente guardare al futuro con ottimismo.

9.14.2008

tributo

david foster wallace si è impiccato.

un saluto dal basso

9.11.2008

la puzza dello zolfo

ho parlato con la tua testa mozzata. gli ho chiesto perchè i duecentocinquanta chilometri orari in galleria. la macchina era tutta schiacciata e tu non c'eri più. mi ha detto che gli prudeva la pianta del piede destro.

future is now

torino, 1932.
un avventore brizzolato mi trattiene per un'anca.
-mi tolga le dita dall'anca-
-scusi, lei vorrebbe iscriversi al partito democratico?-
ha gli incisivi superiori accavallati e si mangia le lettere s,u,s,l,v,b,e,s,c,r,a,l e la parola democratico.
-non so, non credo di avere tempo, in generale-
un topo si rotola tra i miei piedi. disegna un otto con il sangue fuoriuscito dal suo addome. lo chiamo spud.
-non è così tanto impegnativo-
l'avventore brizzolato indossa una giacca gialla e assomiglia a john cleese. penso che dovrei comprare un'arma da fuoco.
-ho palestra e tennis. e sono assessore nelle bestie di satana. riunioni martedì e venerdì-
-capisco-
-depiscopo-
il topo scompare e ricompare sulla mia spalla sinistra. fermo spud, sto parlando col signore. spud? l'avventore brizzolato ora ha una giacca scozzese sul verdone.
-lei legge panorama?-
-sì, a volte. non è male se si considera che è scritto da una sola persona-
-sì? non sapevo. e da chi, si può sapere? lei ha un topo sulla spalla-
metto un dito in bocca a spud. mi trasmette una malattia esotica. mi sento trasformare in un cantante di bossanova.
-grazie. iva zanicchi. è molto brava- annuisco con un impercettibile accento brasiliano.
-quel topo ha un cazzo enorme- lo indica.
-lo sa che so sbudellare un gufo con i piedi?-
intono una cover dei D.N.A.
-molto bene. lei vota?-
-...-

9.04.2008

snoop dog

stavo passando sullo sterno di torino, in ritardo. camminavo forte e mi interrogavo su tutto ciò che vedevo, sulle persone, sulla loro percezione di me, su cose vaghe e impalpabili come altre cose. c'era profumo di pop corn.

Una signora paffuta stava cacciando dei volpini dalla sua vetrina di libri vergini, quando una ragazza mi superò lanciata con la testa bassa e i piedi a papera. i capelli lunghi le coprivano il viso, mentre sculettava in modo innaturale dentro ad una gonna gialla che si stringeva alle caviglie.
era alta uno e sessanta circa.
mi chiedevo dove avesse trovato il tempo per camminare.
mi chiedevo quale il congiuntivo giusto.

in piazza castello c'era una ragazza bellissima con i capelli rosa fosforescenti alti in una cresta lunga una spanna. ho pensato che doveva essere stato difficile quella mattina farsi una cresta lunga una spanna. o svegliarsi con una cresta lunga una spanna.
quindi ho pensato che è bello credere in qualcosa.

la mentalità borghese striscia, strizza tutti i fazzoletti intrisi di lacrime e sangue buttati. poi vende ai loro proprietari litri di acqua benedetta, sangue di cristo e un set di corna rosse aromatizzate portafortuna.

senza parole