6.28.2011

vasodilatatori

prendi la macchina, chiudi la porta, te ne vai per un po'. prendi la macchina, l'aereo, ritorni e lasci pillole e messaggi in parti uguali nella scatoletta sigillata con un elastico di quelli per chiudere i grissini. prendi l'aereo, il trattore, carichi i materassi sulle spalle e lasci le tue foto appese poi festeggi. o non festeggi, qualcosa ti inventi comunque per fare stare un divano intero nel cellofan. torni a casa, come i tanti, prendi un aereo per l'india con i tuoi vaccini e mp3 dei beach house nell'i-pod. ti si incrociano gli occhi, mangi le pagine del copione interlinea uno come lady gaga da david letterman, ma lo fai veramente. solo per te. mica come quella stronza di una popstar che tanto tutto le è sempre dovuto. da barcellona al sassarese alle montagne all'india non c'è partenza nè ritorno, solo strade. e una rosa per ogni possibilità

6.17.2011

prendete la cicciona

suddividere la vita in mete. classificare le mete dalla più importante alla meno importante. suddividere il giorno in passaggi essenziali al raggiungimento dei propri obiettivi. mete = obiettivi. avere a che fare ogni istante con l'irrazionale che dirige i bisogni soffiando quel vento tiepido e quasi impercettibile che impone alla persona un mutare continuo (e quasi impercettibile) dei tratti somatici delle proprie mete. fare merende estemporanee per evitare la lettura di saggi di antropologia economica giustificandosi con la parola indole. spiegare la parola indole con la parola cinismo. rendersi conto della pretestuosità della parola cinismo. tornare sui propri passi, più o meno intorno al punto circa la poca solidità dei propri obiettivi. scrivere un post, su questa roba

6.15.2011

cosa cazzo ci fai a portland?

mi serviva un posto per pensare. abbastanza lontano da casa, abbastanza isolato.

ma se è una cazzo di città.
bè?
no dico, ci avrai pensato vero che è una cazzo di città?
certo.
e non era meglio il molise, tipo, cazzo ne so.
troppo vicino.
ma vicino a cosa?
a tutto.
ma tutto cosa?
non rompere i coglioni.


sull'interpretazione delle distanze in funzione dei propri bisogni. sull'impossibilità di dare spiegazioni razionali alle proprie decisioni. sulla pretestuosità di certe questioni personali, capricci derivanti da un certo benessere economico

6.05.2011

antropolli

quando siamo scesi dall'aereo non c'era la terra ad accoglierci, ma ancora vento. serviva ad evitarci la merda dei piccioni mentre sfrondavamo le nuvole una ad una e parlavamo di dio, del fatto che una certa verticalità nelle dinamiche relazionali tra persone fosse necessaria. anche tra persone e divinità, o persone e animali, per esempio che gli orsi avessero delle enormi zampe molto più comunicative degli slogan di piazza.
parlavamo così forte che ci scoppiavano gli addominali, poi la testa e quasi dimenticavamo che stavamo scendendo dalle nuvole a grandi passi ormai convinti che dio avesse mandato la forza di gravità in mezzo agli uomini per rappresentare la loro totale assenza di libertà

john barth

perché tutta questa faccenda non è una barca a vela?, mi ricordo di essermi domandato in mezzo al dolore che mi straziava; allora avrei potuto lasciar andare ogni cosa, barra del timone e scotta, e il battello avrebbe potuto prendere la direzione della brezza e restare con la prora al vento, e io avrei potuto dormire.


(tratto da l'opera galleggiante)