1.28.2011

antropofagia

-sei pedante.
-no.
-invece sì. senti, lo so che in fondo non te la tiri, ma non puoi neanche sempre fare ogni cosa con quel cazzo di tono. che poi non è male, ma stufa. tu stufi.
-dici?
-certo che stufi, con tutta questa epicità postmoderna che credi di esserti inventato. non ti sei inventato proprio un cazzo, fidati. e guarda come ti sei ridotto.
-ora stai esagerando.
-certo che sto esagerando. tu, invece, chi cazzo ti credi di essere?
-hulk hogan.
-magari cazzo quello sì che è un tizio con degli obiettivi. quello è un 100% uno che è al pieno del suo potenziale. tu invece quanto sarai, a un 30%?
-magari un po' di più.
-ecco "magari un po' di più". credi che dare un giudizio di qualità severo alle cose che fai sia una cosa buona? te lo dico io, no, è una merda. e poi  quello che conta è la percentuale di te stesso che ti porti a casa e per questo non devi metterti a fare cento cose. fanne una, credi in qualcosa, segui una strada, al 100%
-e il resto lo mollo lì?
-sì [...] so che te la puoi trovare, una strada.
-io osservo le cose. ma non credo in niente, non credo in nessuna strada.
-che cazzo vuol dire "non credo in nessuna strada"?
-che miro a scamparla, giocando a perdere.
-e quindi?
-ho fiducia nel tempo, e vivo, e guardo gli altri invecchiare. [...] a volte conto le loro rughe, altre volte mangio della pizza.

1.11.2011

clessidre di sabbia bagnata

sei su una spiaggia tunisina, intuisci la sicilia. alle spalle hai il generale patton, con tutti e 500 i suoi denti gialli incastrati meticolosamente tra la mandibola (pesantissima) e la mascella, immobile. ha in mano una delle sue famose pistole d'avorio e con quella ti indica il mare, l'orizzonte. ti intima di procedere, camminare dritto davanti a lui e raggiungere la sicilia, e quando senti la canna della pistola scavarti un piccolo solco circolare sulla nuca cominci lentamente a camminare. ti togli le scarpe, ognuna con l'arto opposto, e metti i piedi in acqua. senti che è fredda, ma pensi che il freddo novembrino della tunisia sia in una certa misura sopportabile. vai avanti, ti inzuppi le ginocchia e le cosce senza provare alcun dolore. quando ti volti il generale patton continua a fissarti con la canna della sua (lucidissima) pistola d'avorio, e non dice una parola.
sei un po' preoccupato per le palle: l'acqua è terribilmente fredda, mano a mano che ci si allontana da riva. eppure prosegui, prosegui, prosegui consapevole del fatto che il mare mediterraneo è profondo, che dietro c'è il generale patton che ti punta una pistola alla nuca, che vuoi darti una possibilità di arrivare in sicilia a piedi, con i tuoi piedi, e quando l'acqua ti bagna le spallucce realizzi che c'è un mare di differenza tra camminare ed essere in una qualche misura ottimista riguardo al proprio cammino.

1.03.2011

10 minuti

dieci minuti. cosa posso scrivere in dieci minuti, prima che mi facciano uno squilletto sul cellulare e vengano a recuperarmi a casa, a lisciarmi i baffi, a cucinarmi una birra in lattina davanti a un programma di montaggio video? risparmio un paio di euro almeno di benzina verde per il prossimo disco di iron & wine [pazzesco]. in dieci minuti posso sbagliare svolta sul mio social network di riferimento e vedere, anzi no, intuire qualcosa di tanto doloroso quanto legittimo- per me solo doloroso. posso riflettere sul tempo, sulla fretta di arrivare all'ultimo momento utile per lasciare a se stessi qualcosa di buono, credere che le parole siano veramente importanti come strillava a vuoto Nanni Moretti in "Palombella Rossa" e scriverci un pezzo, su questa roba.


non è rimasto molto tempo. a pensarci bene gli ultimi film di Nanni Moretti fanno schifo, e noi non abbiamo che dieci minuti al giorno per dire qualcosa di importante. qualcosa di importante che all'ottavo minuto suoni già vecchia e fuori tempo. qualcosa che poi finisce che citiamo "Palombella Rossa" sputando sul "Caimano", e mi squilla il telef