6.12.2008

exp.1

0 PENSIERINI:
INGRESSO

-Qual è il colore preferito del tuo colore preferito?- mi domanda Piombo sotto l’insegna BA luminosa del bar mentre camminiamo dritti sul marciapiede.
-Già.

Sono giorni che ci vediamo. Ero ospite.
Un’iniezione di adrenalina nella sua quotidianità bidimensionale.
Adesso io vivo.
–Piombo?-
Adesso lui è il parassita, in questa convivenza forzata. Mentre io.
Io devo imparare quel dannato gioco di carte.
E ho in testa un pezzo di Scout Niblett.
-Piombo, com’era quel gioco di carte?- gli chiedo.
Dinosaur egg…

-Quale gioco?-
Le sue parole sono sfocate e incollate male sulla scenografia di cartaccia.
Stiamo tornando dal lavoro di tutta una giornata, dal lavoro di tutte le giornate e camminiamo uno a fianco all’altro lungo i solchi nel marciapiede, come nello sci di fondo.
Le giornate lavorative sembrano sempre più dure, e il lavoro si stratifica sulle schiene. Noi camminiamo curvi, guardandoci i polpacci deformi.
Mi compatisco.
Non ricordo niente, niente di ciò che mi ha trascinato sin qui in un bollente pomeriggio giallo-arancione.
Non ricordo. E a volte penso che questo sia il mio unico problema.
A volte penso che quando mi ricorderò, finalmente, potrò andarmene.
Ne sono certo.
Ma per ora resto legato a lui. Questo lo so bene.
-come?-
A Piombo.
Al signor Piombo. Come mulo e come guanto di lattice. Per trainarlo e prenderlo per mano tra la folla appiccicosa umida di bibite dolciastre low-cost.
Io.
Io, lui e la scenografia.

-Non m’interessa più niente-
Non mi interessa più niente, lo giuro.
Dinosaur egg…

Come una lucertola su una pietra brucia ore al sole senza sudare, Piombo vigila sulla sua incolumità.
Stop.