1.28.2011
antropofagia
1.11.2011
clessidre di sabbia bagnata
sei su una spiaggia tunisina, intuisci la sicilia. alle spalle hai il generale patton, con tutti e 500 i suoi denti gialli incastrati meticolosamente tra la mandibola (pesantissima) e la mascella, immobile. ha in mano una delle sue famose pistole d'avorio e con quella ti indica il mare, l'orizzonte. ti intima di procedere, camminare dritto davanti a lui e raggiungere la sicilia, e quando senti la canna della pistola scavarti un piccolo solco circolare sulla nuca cominci lentamente a camminare. ti togli le scarpe, ognuna con l'arto opposto, e metti i piedi in acqua. senti che è fredda, ma pensi che il freddo novembrino della tunisia sia in una certa misura sopportabile. vai avanti, ti inzuppi le ginocchia e le cosce senza provare alcun dolore. quando ti volti il generale patton continua a fissarti con la canna della sua (lucidissima) pistola d'avorio, e non dice una parola.
sei un po' preoccupato per le palle: l'acqua è terribilmente fredda, mano a mano che ci si allontana da riva. eppure prosegui, prosegui, prosegui consapevole del fatto che il mare mediterraneo è profondo, che dietro c'è il generale patton che ti punta una pistola alla nuca, che vuoi darti una possibilità di arrivare in sicilia a piedi, con i tuoi piedi, e quando l'acqua ti bagna le spallucce realizzi che c'è un mare di differenza tra camminare ed essere in una qualche misura ottimista riguardo al proprio cammino.
1.03.2011
10 minuti
dieci minuti. cosa posso scrivere in dieci minuti, prima che mi facciano uno squilletto sul cellulare e vengano a recuperarmi a casa, a lisciarmi i baffi, a cucinarmi una birra in lattina davanti a un programma di montaggio video? risparmio un paio di euro almeno di benzina verde per il prossimo disco di iron & wine [pazzesco]. in dieci minuti posso sbagliare svolta sul mio social network di riferimento e vedere, anzi no, intuire qualcosa di tanto doloroso quanto legittimo- per me solo doloroso. posso riflettere sul tempo, sulla fretta di arrivare all'ultimo momento utile per lasciare a se stessi qualcosa di buono, credere che le parole siano veramente importanti come strillava a vuoto Nanni Moretti in "Palombella Rossa" e scriverci un pezzo, su questa roba.
non è rimasto molto tempo. a pensarci bene gli ultimi film di Nanni Moretti fanno schifo, e noi non abbiamo che dieci minuti al giorno per dire qualcosa di importante. qualcosa di importante che all'ottavo minuto suoni già vecchia e fuori tempo. qualcosa che poi finisce che citiamo "Palombella Rossa" sputando sul "Caimano", e mi squilla il telef