1.11.2011

clessidre di sabbia bagnata

sei su una spiaggia tunisina, intuisci la sicilia. alle spalle hai il generale patton, con tutti e 500 i suoi denti gialli incastrati meticolosamente tra la mandibola (pesantissima) e la mascella, immobile. ha in mano una delle sue famose pistole d'avorio e con quella ti indica il mare, l'orizzonte. ti intima di procedere, camminare dritto davanti a lui e raggiungere la sicilia, e quando senti la canna della pistola scavarti un piccolo solco circolare sulla nuca cominci lentamente a camminare. ti togli le scarpe, ognuna con l'arto opposto, e metti i piedi in acqua. senti che è fredda, ma pensi che il freddo novembrino della tunisia sia in una certa misura sopportabile. vai avanti, ti inzuppi le ginocchia e le cosce senza provare alcun dolore. quando ti volti il generale patton continua a fissarti con la canna della sua (lucidissima) pistola d'avorio, e non dice una parola.
sei un po' preoccupato per le palle: l'acqua è terribilmente fredda, mano a mano che ci si allontana da riva. eppure prosegui, prosegui, prosegui consapevole del fatto che il mare mediterraneo è profondo, che dietro c'è il generale patton che ti punta una pistola alla nuca, che vuoi darti una possibilità di arrivare in sicilia a piedi, con i tuoi piedi, e quando l'acqua ti bagna le spallucce realizzi che c'è un mare di differenza tra camminare ed essere in una qualche misura ottimista riguardo al proprio cammino.