12.24.2011
dischi nella zuppa - 2011
12.13.2011
dare dignità intellettuale a casaPound
11.06.2011
incertezze assolute
10.23.2011
lettera a un bambino non ancora morto
tu invece, quando muore qualcuno, ricordalo e portatelo dietro, perché la memoria funziona così: è come avere tutto il paradiso in un astuccio, dove tutte le persone morte che ti piacciono vivono nelle tue storie e nei tuoi racconti per sempre. fai come fa il canguro, metti il tuo passato e il tuo futuro in un astuccio dentro la pancia e rimbalza.
10.18.2011
candeline
10.16.2011
la violenza
la violenza è anche soprattutto che se c'è un cancello tra te e il tuo papero tu ti arrabbi e spacchi tutto lo stereo e la patina di ghiaccio sul lago si rompe e chi cade cade e voi potete anche morire
10.11.2011
stanford university experiment
gatto
10.06.2011
addio a steve jobs
caro steve, non vorrei sembrarti insensibile proprio nel giorno della tua morte perché in fondo le capisco tutte le lacrime di queste persone. tu sì che eri brillante e ricco. e se vogliamo questa cosa è un po' come se un obeso venisse a sapere della morte di burger king.
ecco, questo è il mio addio:
grazie steve per averci creato nuove necessità delle quali non avevamo affatto bisogno.
amen
10.02.2011
alcune disgrazie
9.22.2011
dal mare alla sabbia, A\R
8.25.2011
il turista
la scozia è piena di colline che sprofondano. il turista le scala in parte, con la paura di cadere in un buco profondo mille metri. tuttavia, non arriva fino alla cima (la cima della collina) ma mentre ci prova elabora metafore, e si domanda quale metafora possa essere più efficacie tra quella dei piedi che sprofondano e quella che non si raggiunge mai la cima. il turista si accontenta sempre delle prime metafore che gli vengono in mente, dimostrando una certa qual voglia di evadere: per salire su una collina piena d'acqua in scozia, infatti, la primissima cosa che dovrebbe fare è guardare bene dove mette i piedi, per non calpestare le metafore
8.15.2011
sacchi
"è un sacco saltellante." riferito a qualcuno (che è molto saltellante), o riferito a un sacco di corda che saltella. la cosa importante delle storie non è il soggetto ma l'energia che esse esprimono. non è la complessità, ma la semplicità precaria di mettere due parole in fila che sembrino oneste, sincere. come l'amaro.
[...]che si debba sottrarre sempre alle proprie storie la pubblicità di se stessi è inevitabile, ché la pubblicità non può essere onesta per definizione. anche le persone difficilmente lo sono. quindi andate fieri delle vostre parole e di tutti i sacchi, qualunque cosa vogliate intendere con "sacco"
7.13.2011
appena prima della fine
6.28.2011
vasodilatatori
prendi la macchina, chiudi la porta, te ne vai per un po'. prendi la macchina, l'aereo, ritorni e lasci pillole e messaggi in parti uguali nella scatoletta sigillata con un elastico di quelli per chiudere i grissini. prendi l'aereo, il trattore, carichi i materassi sulle spalle e lasci le tue foto appese poi festeggi. o non festeggi, qualcosa ti inventi comunque per fare stare un divano intero nel cellofan. torni a casa, come i tanti, prendi un aereo per l'india con i tuoi vaccini e mp3 dei beach house nell'i-pod. ti si incrociano gli occhi, mangi le pagine del copione interlinea uno come lady gaga da david letterman, ma lo fai veramente. solo per te. mica come quella stronza di una popstar che tanto tutto le è sempre dovuto. da barcellona al sassarese alle montagne all'india non c'è partenza nè ritorno, solo strade. e una rosa per ogni possibilità
http://www.flickr.com/photos/33243703@N07/
6.17.2011
prendete la cicciona
suddividere la vita in mete. classificare le mete dalla più importante alla meno importante. suddividere il giorno in passaggi essenziali al raggiungimento dei propri obiettivi. mete = obiettivi. avere a che fare ogni istante con l'irrazionale che dirige i bisogni soffiando quel vento tiepido e quasi impercettibile che impone alla persona un mutare continuo (e quasi impercettibile) dei tratti somatici delle proprie mete. fare merende estemporanee per evitare la lettura di saggi di antropologia economica giustificandosi con la parola indole. spiegare la parola indole con la parola cinismo. rendersi conto della pretestuosità della parola cinismo. tornare sui propri passi, più o meno intorno al punto circa la poca solidità dei propri obiettivi. scrivere un post, su questa roba
6.15.2011
cosa cazzo ci fai a portland?
mi serviva un posto per pensare. abbastanza lontano da casa, abbastanza isolato.
sull'interpretazione delle distanze in funzione dei propri bisogni. sull'impossibilità di dare spiegazioni razionali alle proprie decisioni. sulla pretestuosità di certe questioni personali, capricci derivanti da un certo benessere economico
6.05.2011
antropolli
quando siamo scesi dall'aereo non c'era la terra ad accoglierci, ma ancora vento. serviva ad evitarci la merda dei piccioni mentre sfrondavamo le nuvole una ad una e parlavamo di dio, del fatto che una certa verticalità nelle dinamiche relazionali tra persone fosse necessaria. anche tra persone e divinità, o persone e animali, per esempio che gli orsi avessero delle enormi zampe molto più comunicative degli slogan di piazza.
parlavamo così forte che ci scoppiavano gli addominali, poi la testa e quasi dimenticavamo che stavamo scendendo dalle nuvole a grandi passi ormai convinti che dio avesse mandato la forza di gravità in mezzo agli uomini per rappresentare la loro totale assenza di libertà
john barth
perché tutta questa faccenda non è una barca a vela?, mi ricordo di essermi domandato in mezzo al dolore che mi straziava; allora avrei potuto lasciar andare ogni cosa, barra del timone e scotta, e il battello avrebbe potuto prendere la direzione della brezza e restare con la prora al vento, e io avrei potuto dormire.
(tratto da l'opera galleggiante)
5.13.2011
i fiori non cadono nel tempo di una fotografia
affondo nel divano. mio nonno taglia un kinder delice sul tavolo della sua cucina col coltello. lo mangiucchia lentamente. mi racconta del lavoro e di suo suocero che portava il carretto di mele su per una salita del paese. mentre sta ricordando si ferma e ci pensa, fissando il soffitto appena sopra di me. la polvere della cucina scompare. a lui tremano le labbra e fuori è ancora un giorno di primavera del '58
4.29.2011
io, moderno
4.12.2011
indovinelli per i più piccini
1) me ne sto schiacciato insieme ad altri cento in una stanza in mezzo al deserto per tre anni. appena si apre uno spazio mi torturano. preferisco quando sto stretto e senza acqua. mi vendono, mi scambiano, mi rivendono, perdo valore, mi lasciano andare. cavalco le onde con una baracca che fa rumore insieme ad altri cento. alcuni dall'altra parte mi vogliono sparare ma poi finisce che mi mandano solamente in un altro posto, in un altro mare.
3.25.2011
2.23.2011
ARCORE
un potente signore di 75 anni si può tirare la faccia, certo. il suo chirurgo plastico lo guarda e annuisce. dice che è il caso. yes, we can. l'immagine pubblica migliora, il vecchio ringiovanisce, apparentemente, e i suoi conoscenti lo considerano una persona di bell'aspetto. il chirurgo promette addirittura che gli elettori, ad ogni sua apparizione, si sentiranno come toccati dalla grande mano invisibile di adam smith.
la faccia: questo contempla l'operazione: la faccia. si prendono due lembi di pelle dietro le orecchie e si tirano sulla nuca tendendo la superficie flaccida che ricopre gli zigomi del vecchio. ed è un po' come prendere per le orecchie bugs bunny e fissargliele su con dei chiodi da 9 pollici. il vecchio, in questo momento, ha la pelle degli zigomi sui timpani e non ci può sentire. allora il chirurgo, con una serie di manovre sulla faccia ancora anestetizzata, gli libera le orecchie, taglia la pelle di troppo, e fodera di soppiatto la montblanc con la quale il paziente firmerà l'assegno. ed è subito sera. sono le 17.30 e con la faccia siamo a buon punto. il paziente è bello come il sole e col vestito e le scarpe di cuoio nero sembra che abbia dieci anni in meno: 65. tanto basta per giustificare l'intrattenimento serale con una decina di ragazzine a strizzargli le palle. il problema del vecchio però adesso non è la faccia, è tutto il resto, che è solo tenuto insieme dall'abito.
e tu non hai mai visto un vecchio mettersi i calzini. non hai mai visto quando si china e deve assumere posizioni impacciate perché non è semplice, quando si è goffi, infilarsi i calzini. gli viene da sbuffare, da affannarsi, gli viene anche su un pezzo della colazione, tanto non è pronto a quei piccoli e semplici movimenti, come raccogliere monetine. non hai mai annusato l'alito di un vecchio che viene da un accumulo di 75 anni di cattiva digestione ed esonda nelle tue narici. e non hai mai visto la pelle delle gambe con le vene blu che sembrano grosse insegne delle sale bingo di las vegas, le dita dei piedi accavallate dalle scarpe eleganti di una vita, le grinze sulla pancia bianca e flaccida con dentro la lanuggine delle magliette armani di lana, le mani morbide che puzzano di crema e disinfettante come fossero due ospedali tentacolari, i capezzoli pelosi, radi, che guardano verso il basso come gli occhi di una ragazzina che non ha mai guardato la dignità da una prospettiva diversa mentre viene incoraggiata a spogliarsi dal relativismo strumentale di qualche grasso bastardo intellettuale di destra
2.16.2011
2.11.2011
SAVE THE WHALES!
dalla dolce vita imparo che la direzione è questa e che questo è l'unico mondo possibile. noi non siamo in ritardo sulla tabella di marcia e non siamo decaduti, non cadremo in nessun posto dentro nessun buco, al massimo nel mezzo di una ciambella. morendo, non scenderemo da nessuna parte e non saliremo da nessuna parte, nessun paradiso o inferno. al massimo ci metteranno orizzontali. potremo provare a farci mettere verticali.
prima di morire invece possiamo farci ammazzare. poi loro potranno imbalsamarci, se lo vorranno, ma sarà dopo. prima certi si mettono delle piume in testa, altri maledicono il governo. ma io penso che sono più importanti i biscotti. non vorrei pensare veramente che sono più importanti i biscotti della colazione. ma lo penso, mentre vorrei vedere direttamente le mie ossa vive pensando che l'unico che vedrà le mie ossa vive sarà il tempo, che è anche la mia tassa sul patrimonio.
c'è il temporale. mi chiudo in macchina perché voglio stare in una gabbia di faraday, che mi sento sicuro. ma la musica è buona, qui dentro. posso cantare ad alta voce i pezzi senza vergognarmi. c'è il Mc drive, e posso dormire, e posso fare la pipì fuori dal finestrino. mi manca solo un cesso per la cacca. però potrei fare la cacca nell'involucro del panino del Mc drive e buttarla di fuori dal finestrino
2.08.2011
feminism macht frei
(uno stralcio di intervista a sara tommasi, marzo 2009.)
"non sono una puttana. io ho studiato. non è che una donna non può spogliarsi se studia, siete solo dei maschilisti legati a un'idea di donna che è passata ormai, ciao, se n'è andata. io ho studiato alla bocconi, e ho anche due tette meravigliose. e beh? le faccio vedere quando mi pare e piace, sono una donna emancipata io. è anche questo il femminismo: sfruttare gli interessi di un mondo maschilista che guarda solo le tette. e arricchirsi con questo. arricchirsi con voi poveracci che pensate che la donna è solo tette e culo. ma non sapete che adesso con tette e culo noi vi prendiamo tutti i soldi, mica altro. i soldi, gli stipendi, vi prendiamo tutto e ci sentiamo anche guardate e apprezzate. non abbiamo nessun potere politico ma lo rappresentiamo, non prendiamo decisioni, ma a voi tanto che cazzo vi importa delle decisioni? è questo quello che conta, ciò di cui sentite la necessità. il vostro bisogno primario sono le mie tette. quindi non datemi della puttana, io sono un'imprenditrice. e vendo tette. le mie tette. e voi le comprate e io adesso ho un sacco di soldi."
2.04.2011
prospettive pigre
uno- ieri ho pensato "ora mi addormento, mi risveglio tra 400 anni che sono un calamaro gigante. poi mi pescano e vengo servito freddo al matrimonio del nuovo re di prussia."
due- [...]
uno- sì, tornerà la prussia.
due- uhm... io mi accontenterei di un totale collasso della società. si torna alle tribù. la tecnologia regredisce. e io caccio sconosciuti.
uno- ottimo. meno individualista, più cacciatore raccoglitore.
due- sì, ma poi non avrò voglia di macellarli bene, quindi molto andrà sprecato.
si ringrazia matteo piovanelli detto "bovaz" ("due", nel dialogo) per il dialogo spontaneo e il buonumore
1.28.2011
antropofagia
1.11.2011
clessidre di sabbia bagnata
sei su una spiaggia tunisina, intuisci la sicilia. alle spalle hai il generale patton, con tutti e 500 i suoi denti gialli incastrati meticolosamente tra la mandibola (pesantissima) e la mascella, immobile. ha in mano una delle sue famose pistole d'avorio e con quella ti indica il mare, l'orizzonte. ti intima di procedere, camminare dritto davanti a lui e raggiungere la sicilia, e quando senti la canna della pistola scavarti un piccolo solco circolare sulla nuca cominci lentamente a camminare. ti togli le scarpe, ognuna con l'arto opposto, e metti i piedi in acqua. senti che è fredda, ma pensi che il freddo novembrino della tunisia sia in una certa misura sopportabile. vai avanti, ti inzuppi le ginocchia e le cosce senza provare alcun dolore. quando ti volti il generale patton continua a fissarti con la canna della sua (lucidissima) pistola d'avorio, e non dice una parola.
sei un po' preoccupato per le palle: l'acqua è terribilmente fredda, mano a mano che ci si allontana da riva. eppure prosegui, prosegui, prosegui consapevole del fatto che il mare mediterraneo è profondo, che dietro c'è il generale patton che ti punta una pistola alla nuca, che vuoi darti una possibilità di arrivare in sicilia a piedi, con i tuoi piedi, e quando l'acqua ti bagna le spallucce realizzi che c'è un mare di differenza tra camminare ed essere in una qualche misura ottimista riguardo al proprio cammino.
1.03.2011
10 minuti
dieci minuti. cosa posso scrivere in dieci minuti, prima che mi facciano uno squilletto sul cellulare e vengano a recuperarmi a casa, a lisciarmi i baffi, a cucinarmi una birra in lattina davanti a un programma di montaggio video? risparmio un paio di euro almeno di benzina verde per il prossimo disco di iron & wine [pazzesco]. in dieci minuti posso sbagliare svolta sul mio social network di riferimento e vedere, anzi no, intuire qualcosa di tanto doloroso quanto legittimo- per me solo doloroso. posso riflettere sul tempo, sulla fretta di arrivare all'ultimo momento utile per lasciare a se stessi qualcosa di buono, credere che le parole siano veramente importanti come strillava a vuoto Nanni Moretti in "Palombella Rossa" e scriverci un pezzo, su questa roba.
non è rimasto molto tempo. a pensarci bene gli ultimi film di Nanni Moretti fanno schifo, e noi non abbiamo che dieci minuti al giorno per dire qualcosa di importante. qualcosa di importante che all'ottavo minuto suoni già vecchia e fuori tempo. qualcosa che poi finisce che citiamo "Palombella Rossa" sputando sul "Caimano", e mi squilla il telef